Rivolta del Vestese
Terre del
Vestese,
Valleterna
Le prime avvisaglie si manifestarono in
caduceo 1261, l'apice fu toccato nello
sferzato 1262 e la ricomposizione avvenne nel corso del successivo mese di
germinale 1262
Descrizione
Nel caduceo del 1261, ché le sette corti già erano invischiate nei prodromi della
Terza Guerra dei Tre Re, si evidenziò a Valleterna un crescendo di fenomeni di brigantaggio nelle terre intorno alla capitale,
Vesta. Nemmeno il grande raduno in occasione del Torneo della Rosa di quell'anno fu risparmiato e furono registrate diverse incursioni ai danni dei dignitari convenuti dai quattro angoli delle Terre Spezzate. Presto circolò la voce che un personaggio carismatico, che si faceva chiamare "il Giusto" stava cavalcando il malcontento del popolino, ancora fortemente provato dalle sofferenze della
Guerra Ashai e della lotta partigiana contro gli
Avvizziti, reclutando molti adepti a una sorta di crociata sovversiva contro l'ordine costituito. Al banchetto di Candia del
nevoso 1261 il "Giusto" fu identificato in Nineve da Vesta, ex capitano nelle armate valniane durante la guerra contro le lucertole. La rivoltosa fu catturata dagli uomini di
Edoardo e incarcerata sotto la custodia dei cavalieri
Malabadia. Riuscì però a fuggire approfittando dello sgomento causato dalla perdita in azione del valoroso
Reginaldo Malabadia in terra di
Brina nel
pluvioso 1262. Nel successivo mese di
sferzato, mentre Edoardo dei Castamanti aveva condotto il suo esercito a nord verso
Castelbruma, la ribelle raccolse le sue forze e con un violento colpo di mano si impossessò di una Vesta quasi sguarnita. Presa la città, issò sulle mura gli stendardi brumiani, palesando con ciò il suo schieramento nella contesa in corso per il trono delle Terre... non senza un certo ritardo, giacché
Alarico d'Urso, principe di Castelbruma, aveva appena piegato il ginocchio a Edoardo. Complice la condotta disonorevole di molti guerrieri della bruma, che si rivoltarono contro il loro principe e aggredirono i valniani a tradimento, Nineve poté essere ricondotta a più miti consigli e, con la promessa dell'amnistia e la nomina a Siniscalco della capitale, a togliere l'assedio e restituire la città al suo Signore. Nel germinale 1262 i vessilli della Rosa sventolavano di nuovo sul palazzo e, a sei mesi dal suo inizio, quella che sarebbe stata ricordata come la Rivolta del Vestese, poteva considerarsi conclusa.
Personaggi Coinvolti
Nineve la Giusta
Novità e Dicerie
Scoprimmo presto che dietro la Rivolta del Vestese non c'erano comuni briganti, bensì un gruppo di reduci delusi della guerra
Ashai. Quando giungemmo a Nineve ella, interrogata, dichiarava di ritenere "indegna" la condotta della nobiltà valniana nella ricostruzione postbellica e di aver deciso di schierarsi con chi avrebbe riconosciuto il suo valore. La sensazione era che, al di là delle dichiarazioni di principio, essa si sentisse soprattutto orfana di titoli e premi per le gesta che riteneva di aver compiuto in guerra. Da un certo punto in poi ricevette l'appoggio finanziario e militare di
Castelbruma: fu lo stesso duca
Nero Portalupo ad ammetterlo privatamente. Ci mancò un soffio che, catturandola, riuscissimo a prevenire il precipitare dei fatti: la donna non era irragionevole e sotto la nostra custodia stava iniziando a riconsiderare il suoi propositi. Purtroppo ser Reginaldo morì nel momento peggiore e fu il caos: Vesta catturata in nome di un padrone che non era più in lizza, Edoardo costretto a impossessarsi di Castelbruma per avere un trono su cui sedere, ribelli brumiani inferociti che si abbassavano fino a stringere patti con un
Avvizzito pur di tentare di ribaltare gli eventi. Per fortuna, con l'aiuto dei
Quattro, nel giro di un paio di mesi tutto fu riportato alla normalità.
[1]
- ^ ricorda Aldrico da Bosco Alto, al tempo in servizio alla corte valniana.